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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2015-2016

PALMA Edoardo Maria

Trasformàti in Cristo. L’antropologia paolina nella Lettera ai Galati


Mod.: R.D. Pasquale BASTA

Il dibattito suscitato nel corso degli ultimi decenni intorno alla visione antropologica di Paolo, lascia emergere alcune questioni di primaria importanza. Anzitutto, riguardo alla prospettiva da cui muove il pensiero paolino sull’uomo, ancora molto discussa tra gli studiosi, laddove si registra la compresenza di due linee interpretative tra loro contrapposte: l’Apostolo parte dalla salvezza compiuta in Cristo o dalla distretta umana cui essa pone soluzione?

Anche l’interpretazione delle caratteristiche della “vita nuova” in Cristo del credente, trova oggi una diversità di approcci, spesso non troppo convincenti sul piano della completezza e della profondità dell’analisi. Il rapporto dei cristiani col Risorto è stato, infatti, a volte interpretato nel senso di una subordinazione alla Sua signoria (Käsemann e Lohse), più spesso come partecipazione a Lui (Sanders e da Dunn), oppure come semplice imitazione di un modello (Murphy-O’Connor). Inoltre, la stessa comunicazione all’uomo dei benefici della grazia divina viene usualmente spiegata attraverso un coinvolgimento “estrinseco”, arrivando al massimo ad un impulso esercitato nell’individuo al livello delle sue capacità intellettive e volitive.
Tale eterogeneità di approcci non poteva, poi, non avere delle ripercussioni anche sulla ricerca del fondamento ultimo delle esortazioni etiche di Paolo. Nel corso degli ultimi decenni si è passati, infatti, dall’ipotesi di una diversa orientazione suscitata nel cristiano a partire dalla fede (Bultmann e la sua scuola), alla successiva ricomprensione scaturita dalla New Perspective, cui va il merito di aver sottolineato il ruolo svolto dallo Spirito divino nell’esistenza cristiana. Il tutto nella comune identificazione della vita di Cristo come modello perfetto di autentica umanità.

L’analisi esegetica dei passi della Lettera ai Galati selezionati nell’ambito del presente studio (2,14b-21; 3,1-5; 10-14; 26-29; 4,1-7; 5,1-6, nei quali ricadono molte delle espressioni su cui i vari autori hanno fondato le loro tesi interpretative), ha permesso di operare una valutazione critica delle posizioni emerse nel corso degli anni. Sono state altresì rilevate alcune verità fondamentali della visione antropologica di Paolo, facendo emergere in tutta evidenza la sua natura Cristo-logica. Anzitutto riguardo al punto di partenza, laddove la prospettiva Cristo-gonica (che nasce cioè da Cristo, in linea con le intuizioni di Sanders) del ragionamento dell’Apostolo, viene ulteriormente avvalorata nella presente ricerca con la definizione della dispositio retorica di Gal 3-4.

Inoltre, l’approfondimento del rapporto salvifico tra il credente e Gesù nel senso di una relazione che raggiunge il livello più profondo (essenziale) dell’umanità (in linea con l’uso paolino del verbo ένδύω – cf Gal 3,27), ha permesso di dimostrare la logica Cristo-morfica del nuovo legame con Cristo goduto dal battezzato, la cui esistenza viene realmente “trasformata” in quella di Gesù, pur nel mantenimento della distinzione personale dei due soggetti in causa. Il che costituisce anche la base della nuova vita morale del credente. È, infatti, l’intima comunione con Cristo (2,20), ovvero la continua trasformazione in Lui (3,27b), che rende il credente capace di vivere in armonia con le aspettative divine, mediante la progressiva realizzazione in lui della stessa vita di Gesù.

Tale ragione Cristo-telica (che ha cioè lo stesso Gesù come τέλος – “fine” della vita credente), ha permesso, infine, di porre in questione uno dei modelli interpretativi più diffusi nella letteratura esegetica contemporanea: lo schema indicativo-imperativo proposto da Bultmann. Essendo infatti la nuova realtà cristiana in continuo divenire, le esortazioni etiche di Paolo hanno alla loro base non solo il riferimento a quanto già avvenuto in passato nella vita del credente (la trasformazione iniziale in Cristo), ma anche l’invito a compiere nel presente, con l’ausilio dello Spirito, quelle scelte morali necessarie per il compimento futuro di questo processo esistenziale determinato dal Battesimo.