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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2009-2010

DE ZAN Renato L.

L’uomo giusto, il suo culto e la sua vita come sacrificio gradito a Dio.
Studio del «Trattato sulle offerte» di Sir[Gr] 34,21–35,20

(Mod.: Prof. Maurice GILBERT)

     La ricerca ha come obiettivo l’analisi del testo di Sir[Gr] 34,21–35,20, messo in comparazione con il frammento ebraico superstite (Sir[H] 35,11-20) e con le traduzioni siriaca e latina. Questa analisi permette di completare e di portare a maturazione alcune letture parziali già fatte in precedenza sul “Trattato sulle offerte” da altri studiosi (Stadelmann, Reiterer, Chávez Jiménez e Palmisano). L’analisi della struttura evidenzia come il testo greco sia suddivisibile in tre strofe irregolari (Sir[Gr] 34,21-31; 35,1-7.8-20), dove il pensiero ruota attorno al tema fondamentale del “beneplacito” di Dio, allontanandosi da ciò che era espresso nel testo ebraico superstite (cfr Palmisano: procedimento giuridico della querela in cui affiora lo schema letterario-teologico del “grido-risposta”). Ognuna delle tre strofe è cadenzata in tre parti, diversamente distribuite in ogni singola strofa: un principio teologico (sempre dominato del tema del “beneplacito”), una riflessione sapienziale e una riflessione giuridico-morale. Dalla comparazione filologica tra il testo greco e il testo ebraico superstite emerge che le derive di traduzione del Siracide sono anche scelte teologiche che permettono di transculturare il testo del nonno nella situazione della diaspora ebraica della fine del sec. II a.C. in Egitto e, soprattutto, di esprimere concetti teologici propri, ovviamente assenti nella teologia di Ben Sira. Il Siracide usa un vocabolario non legato alla traduzione del Pentateuco (pur citandolo), ma con molta libertà si esprime con un linguaggio vicino al linguaggio di alcuni libri dell’intertestamento greco e non. Di proposito colloca nel testo greco rimandi e sfumature che si rifanno in particolare al mondo sapienziale (Proverbi) e profetico (soprattutto Isaia e Geremia). Mentre nella prima strofa viene svolta la tematica di ciò che non appartiene al beneplacito divino (sacrificio proveniente dall’ingiustizia, compiuto da gente senza legge ed empia), per antitesi, nella terza strofa viene svolta la tematica opposta: appartiene al beneplacito divino il sacrificio dell’uomo giusto, che si occupa dei più bisognosi della società, l’orfano e la vedova. Nella strofa centrale si trova il concetto di fondo: l’obbedienza alla legge, che sorregge l’impegno morale e il culto, fa dell’impegno morale un atto di culto (cultualizzazione dell’etica), dove offerta e offerente sono visti come un’unità inscindibile. Colui che si occupa degli ultimi, infatti, è gradito a Dio come un sacrificio (Sir[Gr] 35,20; cfr Rm 12,1).