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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2011-2012

BALZARETTI Claudio

Natura e caratteristiche della versione siriaca di Esdra-Neemia

Mod.: R.P. Craig E. Morrison, O.Carm.

La ricerca ha per oggetto lo studio della translation technique della Peshitta di Esdra-Neemia. Il primo problema è quello di stabilire l’unità del libro, perché nel Novecento c’è stata la tendenza a trattare i due libri in modo autonomo nella critica testuale. In assenza di un’edizione critica, il secondo problema è quello di stabilire il testo. Sulla base dei tre testimoni fondamentali risalenti ai secc. VII-VIII è stato predisposto un apparato di varianti.
    La ricerca inizia con l’analisi di casi semplici e raccoglie i dati all’interno di categorie descrittive che rispecchiano elementi retorici e stilistici riconoscibili nel testo anche a una lettura superficiale. La scelta di un approccio descrittivo implica che anche il livello della spiegazione della tecnica di traduzione è soprattutto letterario e retorico. Non si cercano subito motivi ideologici, ma si identificano procedure che qualsiasi traduttore potrebbe mettere in atto. Dapprima si esamina il trattamento dei nomi propri, poi le omissioni e le aggiunte, l’ordine delle parole, il lessico e i passi che richiamano altri testi biblici (le armonizzazioni).
    Anche se molti cambiamenti sembrano supporre una Vorlage in cattivo stato e altri dipendono dalla storia della trasmissione del testo, resta, comunque, una serie di elementi che consentono di descrivere alcune caratteristiche della traduzione. (1) Il primo fenomeno può essere definito la doppia traduzione ‘differita’. La doppia traduzione è una tecnica nota, ma nel caso della Peshitta di Esd-Ne si trova una variazione, perché le due possibili traduzioni dello stesso termine non sono contigue (come nel targum o nella LXX), ma distribuite nel libro: nella prima ricorrenza del termine si trova una traduzione, e più avanti nella seconda ricorrenza si trova l’altra traduzione. (2) Una seconda caratteristica costituisce forse la nota dominante di questa versione. Nel testo siriaco si legge una storia coerente, che elimina le possibili contraddizioni del testo ebraico. (3) Un’altra caratteristica è la tendenza all’armonizzazione, per esempio usando lo stesso attributo alla ricorrenza di uno stesso nome oppure ricostruendo una formula già presente nel libro. Questo mostra che il traduttore non procede parola per parola, ma ha presente il testo in tutta la sua totalità, al punto da trattare allo stesso modo formule che si trovano lontane nel libro. (4) Le precedenti osservazioni confermano un’ulteriore caratteristica: l’attenzione alla struttura retorica del testo. La versione siriaca conserva molti parallelismi già presenti nel testo ebraico, ma ne crea anche di nuovi. A volte, invece, per una tendenza alla variazione, viene distrutto un parallelismo presente nel testo ebraico oppure viene sostituito da un altro parallelismo in siriaco. (5) Un ultimo particolare di questa versione è la logica della sostituzione: nella traduzione di una coppia di termini a e b uno dei due viene sostituito da c, che in altri passi biblici compariva già assieme a uno dei due termini della coppia.
    I fenomeni sopra citati possono essere in parte riconosciuti anche in altre versioni antiche, ma ciò che colpisce in questo libro è il loro uso sistematico. Per esempio, la tendenza alla coerenza ha portato a far sì che nella versione siriaca di Esd-Ne l’unico protagonista di tutto il libro, anche della parte che oggi si chiama libro di Neemia, sia sempre Esdra. Neemia è solo colui che ha scritto il libro, ma per narrare la storia di Esdra.
    Altre conclusioni del lavoro riguardano i problemi dibattuti nelle precedenti ricerche sulla Peshitta. (1) Il traduttore rivela una conoscenza profonda del resto dell’AT, ma non ci sono indizi decisivi per sapere se questa conoscenza si basa sulla Peshitta dell’AT o semplicemente sul testo ebraico. (2) I rapporti con la versione siriaca del libro delle Cronache sono piuttosto problematici per poter trarre conclusioni sull’unità del traduttore, come a volte si è sostenuto. (3) La versione siriaca si basa sul testo ebraico e non sulla LXX. (4) Alcune formulazioni fanno pensare alla conoscenza della tradizione targumica, ma non implicano un’influenza diretta; anzi, la traduzione di «sacerdote» col termine kumro, riservato nella letteratura rabbinica ai sacerdoti pagani, costituisce una difficoltà per sostenere un’origine giudaica della traduzione. (5) Vi sono alcuni indizi che sembrano indicare un intervento cristiano, probabilmente nella trasmissione del testo.