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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2006-2007

BASTA Pasquale

Abramo in Romani 4. L’analogia dell’agire divino nella ricerca esegetica di Paolo

Mod.: Prof. Jean-Noël ALETTI)

     Rm 4 ha conosciuto nel corso della storia due interpretazioni tra loro apparentemente divergenti a seconda degli angoli prospettici da cui ci si è collocati. Se, infatti, il paradigma luterano classico ha insistito sul tema teologico Abramo e la giustificazione per sola fede, new perspective, sociologia e letture post-olocausto hanno preferito virare verso l’interpretazio-ne etno-religiosa dell’Abramo padre di tutti i credenti, con argomenti che  hanno dato ragione di volta in volta ora all’uno ora all’altro quadro. Il rinvenimento di una gezerah shawah tra Gn 15,6 e Sal 32,1-2 ed il dispiegamento delle linee di lavoro ermeneutico secondo cui una inferenza analogica generalmente lavora permette, però, di porre alcuni punti fermi che facciano da discrimine relativamente ai vari paradigmi. Infatti il funzionamento stesso della deduzione analogica mostra con chiarezza come questa metodica si sviluppi alla stregua di un medesimo procedimento in due fasi. In questa ottica, la giustificazione per sola fede senza le opere della Legge mosaica risponde al primo momento di una GS, che consiste nel far luce sul contesto di una affermazione scritturistica; l’estensione della paternità abramitica su circoncisi e incirconcisi costituisce, invece, il secondo momento dello stesso processo. In tal modo la regola hillelita mostra come giustificazione per sola fede e paternità di Abramo sono tra loro in una mutualità unica, tale da non poter essere scissa se non artificiosamente, dal momento che dal primo deriva il secondo come diretta conseguenza, secondo una direzione ben precisa in cui dal teologico scaturisce l’etnico.
     Ma vi è di più. Contro una interpretazione tradizionale di Gn 15,6 in atto all’interno del giudaismo come indicante una giustificazione mediante opere, la GS, ed è questo l’aspetto più interessante, permette a Paolo di individuare alcune costanti che si ripropongono allo stesso modo, seppur in contesti difformi. Nel caso di Rm 4 risulta chiaro come le analogie tra Abramo e Davide giochino molto sulla differenza fondamentale che esiste tra le loro due situazioni: la prima senza la Legge, la seconda invece con la Legge. Il discrimine circostanziale è enorme, ma ciò non inficia il medesimo agire di Dio di fronte al medesimo comportamento umano. Il dono della giustificazione giunge sempre per fede e sempre indipendentemente dalle opere legali, tanto per Abramo, non ancora sottomesso alla Legge, quanto per Davide, già sottomesso alla Legge perchè circonciso. Ma a ben vedere questa è la stessa differenza che si presenta agli occhi del Paolo che guarda al giudeo circonciso e al greco incirconciso del suo tempo. Il gentile che viene alla fede, infatti, non ha opere legali, essendo incirconciso, ma comincia a credere, ritrovandosi in tal modo nella stessa situazione dell’Abramo di Gn 15,6. Di conseguenza la comparsa di questa nuova figura di credente riconduce all’inizio del processo di fede e giustificazione, dal momento che, come allora, anche nel presente vi sono uomini giustificati in virtù della loro fede in stato di incirconcisione. Ma lo stesso vale anche per il giudeo circonciso, la cui giustificazione non si muove su terreni diversi da grazia-fede-non opere. La qual cosa significa che la situazione di Abramo che crede da incirconciso e di Davide che viene perdonato da peccatore circonciso hanno in comune il concetto di grazia e non quello di Legge. Anzi la difformità iniziale di status mira a dimostrare come l’unica costante in Dio sia la grazia e non la Legge. Ma, in definitiva, ciò significa anche che la GS con le sue analogie di difformità rende anzitutto un servizio primario alla verità di Dio, con la vicenda del patriarca che diventa esemplare nella misura in cui ha in sé il vantaggio di determinare la struttura stessa dell’agire di Dio nella sua validità intrinseca per tutti i tempi e per tutti gli uomini. Così il Dio che si rivela nell’esempio di Abramo fornisce un principio che ha le stesse caratteristiche di uno statuto sempre analogo, con la rilettura paolina di Gn 15,6 che acquista i tratti dell’emblematicità e dell’applicabilità nel presente in ordine allo stabilire le modalità secondo cui Dio sempre agisce in vista della giustificazione del credente.