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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2005-2006

BIANCHINI Francesco

L’elogio di sé in Cristo. L’utilizzo della «periautologia» nel contesto di Filippesi 3,1 – 4,1

(Mod.: Prof. Jean-Noël ALETTI)

     La dissertazione consiste in uno studio esegetico del testo di Filippesi 3,1 – 4,1 nel contesto dell’intera lettera.
     La premessa metodologica alla base dell’analisi è quella della priorità del testo oggetto della ricerca, rispetto al suo sfondo letterario e storico. Insieme a questo presupposto, lo studio è finalizzato ad una comprensione dinamica, al fine di penetrare la progressione e la logica del brano. In tal senso, il metodo d’indagine rientra all’interno della prospettiva retorica.
     Pur privilegiando la retorica, si tiene conto anche di altre metodologie di studio. Infatti è presa in considerazione la prospettiva diacronica, così come ci si pone in dialogo con altri approcci sincronici, quali l’analisi del discorso e il metodo sociologico.
     Il nostro percorso inizia, nel I capitolo, con un’ipotesi di lavoro formulata in un primo approfondimento di Fil 3, durante il quale è emersa la domanda riguardante la logica dell’imitazione e dell’esempio utilizzata nel brano. Così, al fine di conoscere le caratteristiche della pericope nel suo insieme, si è proceduto con l’esame del v. 17, dove l’invito all’imitazione risalta in particolar modo. Il versetto suddetto è stato così analizzato e compreso nell’ambito dell’intero brano in questione e dei suoi modelli letterari di riferimento, tra i quali emerge quello della «periautologia».
     Dall’appello all’imitazione di Paolo, siamo passati, nel II capitolo, a ciò a cui esso si riferisce, e, quindi, allo studio dell’esempio paolino, così come si presenta in 3,4b-14.15-16. Il confronto con le forme letterarie e l’analisi esegetica del testo dimostrano come l’esempio dell’Apostolo sia costituito da una «periautologia», la quale assume carattere paradossale, rovesciando l’elogio di sé sino a trasformarlo in elogio di Cristo.
     Questa logica rappresenta il motivo unificante dei versetti centrali del brano, a fronte di altri tentativi di lettura complessiva, legati al concetto di «dikaiosunê» o ad una prospettiva stoica.
     Il buon esempio di Paolo rimanda, nel III capitolo, al cattivo esempio costituito dagli avversari, presenti in 3,2-4a.17-21, in contrapposizione al modello positivo dei credenti. Le due esortazioni, con le loro giustificazioni, hanno mostrato come la «periautologia», pur essendo, in senso stretto, il modello di riferimento soltanto per i vv. 4b-14, tenda ad estendere la sua logica anche al testo preso in esame nel suo complesso.
     I versetti che contrappongono gli avversari sia ai credenti che a Paolo, rivestono, quindi, una funzione di introduzione e di conclusione al vanto di sé, sviluppato dall’Apostolo a lode del suo Signore. Gli oppositori svolgono, in definitiva, così come avviene nella «periautologia», un ruolo secondario, costituendo soltanto un punto di partenza, per il quale giustificare il ricorso alla lode di sé. In particolare, nel nostro caso, rappresentano il «vantarsi nella carne» contrapposto al «vantarsi in Cristo» proprio dei veri credenti.
     Per completare il percorso interpretativo, nel IV capitolo abbiamo reinserito Fil 3,1 – 4,1 nel contesto di tutta l’epistola. Dopo aver analizzato la cornice (il primo e l’ultimo versetto del brano), attraverso la quale il testo è immesso nel tessuto della lettera, abbiamo affrontato la questione dell’integrità di Filippesi dimostrandone l’unità. A quel punto il nostro testo è stato interpretato sulla base del confronto con il resto dello scritto, in particolare con 2,6-11.
     Si è così evidenziato come la «periautologia» paradossale paolina riproduca l’itinerario stesso di Cristo ed indichi, altresì, il modello, per eccellenza, per il cammino di fede dei Filippesi e di ogni cristiano. Letta in quest’ottica, tutta la lettera sembra delineare una teologia della croce propria di Filippesi e basata sul «vanto in Cristo».
     Secondo l’interpretazione maturata nel nostro studio, il brano si risolve dunque nella raffigurazione dell’autoelogio di Paolo in Cristo, e nel conseguente pressante invito, rivolto ad ogni credente, a riprodurlo nella propria esistenza.