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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2007-2008

DE CARLO Franco, O.C.D.

«Perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34). I Salmi nel racconto della passione di Gesù secondo Marco

(Mod.: Prof. Jean-Noël ALETTI)

     La dissertazione studia il rapporto tra le Scritture e il racconto di Mc 14,1-16,8. L’indagine è stata condotta a partire dalle allusioni ai Salmi contenute nelle parole di Gesù in Mc 14,18.34.62; 15,34. La mancanza di formule che introducano i Salmi, o segnalino il loro compimento, ci ha sospinti ad un confronto serrato tra il testo di Marco e il Salterio della LXX, per verificare la presenza di altre riprese salmiche. Le allusioni in Mc si configurano come motivi salmici, il cui rilevamento è fondato sulla forma di racconto. L’approccio utilizzato per l’analisi dei testi è pertanto narrativo, nella considerazione del duplice livello: intra ed extradiegetico. La prospettiva narrativa arricchisce i risultati già ottenuti con l’uso di altre metodologie, integrandosi con esse e, allo stesso tempo, fornisce risposte alle questioni lasciate ancora aperte. La più urgente è quella in merito alla problematica della “citazione”, che si riverbera nella multiforme modalità di ripresa delle Scritture nel vangelo. Dalla configurazione della narrazione scaturisce la suddivisione della tesi in sei capitoli i quali corrispondono alle sei sezioni del racconto: Mc 14,1-11 | 14,12-31 | 14,32-52 | 14,53-15,15 | 15,16-47 | 16,1-8.

Il reperimento degli indizi rappresenta la ripresa testuale, contestuale e per immagine di significativi passi salmici, la cui lettura complessiva fornisce le coordinate per il delineamento del modello seguito in Mc 14-16. La disposizione dei motivi salmici evidenzia la tecnica intertestuale utilizzata nel rimando continuo e reciproco (pendolare) tra voce di Gesù e voce narrante, mostrando la loro importanza nei passaggi delle scene intercalate, nella saldatura del succedersi dei vari quadri, nell’impostazione delle azioni e parole dei personaggi. Tale funzione lascia trasparire un reticolato di indici testuali che “sta sotto” il racconto degli eventi, e che, per tale ragione, abbiamo denominato ipotesto salmico. In particolare abbiamo riscontrato come i Sal 21 | 37 | 43 fungano da modelli per la costruzione delle scene marciane, poiché i motivi salmici in Mc mantengono la medesima sequenza che appare all’interno degli stessi Salmi. Altri Salmi presentano un’incidenza contestuale di rilievo, pur non conservando la suddivisione sequenziale: Sal 30 | 34 | 54 | 68 | 87 | 88 | 108. L’ipotesto salmico contribuisce dunque a intessere fili di connessione per creare l’unità della narrazione.

Dal rilievo analitico emergono gli effetti ipotestuali: l’analogia di situazione, la figurazione, la comparazione in funzione dello slittamento cristologico, la rilettura salmica delle Scritture e il risvolto pragmatico sul lettore. Il modello salmico così evidenziato precisa anche il cliché della passio iusti, ripreso dalla tradizione nel vangelo: Marco non convoglia l’attenzione del lettore sull’innocenza del condannato a morte, ma sfrutta, a pieno regime, la dinamica interrogante dei Salmi.

L’ipotesto salmico non si caratterizza quindi come una tipologia del giusto sofferente, quanto piuttosto un modello teologico che interpreta la linea del verbo tematico paradidōmi, la quale attraversa, non solo il racconto della passione, ma l’intero vangelo. L’inserimento di paradidōmi nella sinòpia dei Salmi intensifica la sua ripercussione nel racconto marciano. La griglia ipotestuale salmica è in funzione del paradigma della “consegna di Gesù”, rendendo teologica la questione della sua morte.

L’ipotesto salmico segue il movimento della narrazione, per cui si struttura fondamentalmente in tre tappe: anticipo (Mc 14,1-49); sviluppo (Mc 14,50-15,37) e richiamo (Mc 15,38-16,8). L’agire di Dio, espresso mediante le Scritture (Mc 14,21.27), viene filtrato dall’immagine, soltanto salmica, delle “mani dei peccatori”: consegnandosi ai suoi nemici, Gesù dà l’avvio al compimento delle Scritture (Mc 14,49). Lo spartiacque narrativo, rappresentato dalla cattura di Gesù, la quale implica la perdita della sua libertà fisica d’azione, ha come riflesso la cessazione dell’indicazione delle Scritture nel tessuto narrativo che segue, ma viene sostituita dall’incremento graduale e insistente dei motivi salmici con un fenomeno di accumulo man mano che ci si avvicina alla sua morte.

 Il modello teologico dei Salmi fa convergere l’intera narrazione sulla domanda finale di Gesù morente sulla croce. Le ultime parole del protagonista, in forma di domanda (Mc 15,34), rivelano e attestano il palinsesto ipotestuale del narratore, che consente al lettore di ripercorrere l’intera narrazione degli eventi alla luce del rapporto fondamentale dell’Io di Gesù con il Tu del Padre, mantenendo come subtextum la voce del salmista, la quale si rivolge unicamente al suo Dio. L’ipotesto salmico opera spostamenti di prospettiva, dove la sfida intradiegetica, lanciata dagli antagonisti di Gesù, diviene rivelazione extradiegetica, accostando il lettore alla dichiarazione del centurione (Mc 15,39), vertice cristologico dell’intero vangelo.