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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2022-2023

MALATACCA Rocco Giuseppe

Rivelazione. Nuove Prospettive dal testo nel MS Crawford 2

Mod.: Prof. R.P. Craig MORRISON

     La tesi ha come oggetto il testo siriaco di Apocalisse, come si presenta nel ms Crawford 2. Lo studio rileva il testo siriaco, approssimativamente collocabile al VI sec., di natura disomogenea, distinguibile in due macro-aree: Ap 1,9-19,9 e Ap 1,1-8; 19,10-22,21. Queste due aree testuali sono riconoscibili come due scritti: il primo scritto, che propriamente merita il nome di Apocalisse, e una siepe redazionale intorno ad esso, comprensivo di una Appendice ad Apocalisse, ermeneutica. Nel primo caso, si dà un archetipo ‘in aramaico’ per il testo ‘in siriaco’ e per il testo ‘in greco’, alla luce del quale quest’ultimo emerge come una traduzione. Nel secondo caso, si dà un co-archetipo in greco. Una nota d’autorità, nella forma di Visum, è apposta in calce all’opera (22,18-21) e ne attesta autenticità e legittimità.

     Nel cap. § 2 si analizza Ap 1,1-8; 19,10-22,21, si rileva adeguato e sufficiente il metodo di confronto diretto col testo greco. In questo modo, riusciamo a individuare il testo come nel ms 2030-K quale candidato ad antigrafo. L’arco testuale risulta un lavoro editoriale in siriaco da comprendere come una aggiunta, distinta da 1,9-19,9. Una indagine interna fa emergere la sua modalità di composizione per copia e incolla di segmenti testuali rigidi, che costruisce il testo con un susseguirsi di citazioni composite e condensate, sviluppando una apertura lessicale o semantica del versetto d’apertura. La macro-area redazionale è riscontrabile, di ritorno, anche sul testo greco e permette di coglierla come una espansione di Ap 1,9-19,9. Essa è composta di un Prologo (1,1-8), una Appendice ad Apocalisse, di natura ermeneutica, con funzione esegetica (19,10-22,7), un Epilogo (22,7c-17) e un Visum (22,18-21). Nel cap. § 2 si esaurisce l’analisi possibile dell’aggiunta redazionale.

     Nel cap. § 3 si analizza Ap 1,9-19,9. Si assume come criterio euristico la forzatura che il testo ha operato sul metodo di Gwynn, intento a individuare un antigrafo al testo siriaco, ma impossibilitato, ripiegando quindi su una ricerca in direzione dell’aramaico. In tal modo, si pone l’ipotesi che il testo ‘in siriaco’ sia una traduzione di un testo sorgente ‘in aramaico’ (come il testo stesso si presenta) di cui anche il testo ‘in greco’ risulterebbe una traduzione. Si prospetta, perciò, una iniziale indagine sui referenti per le scelte lessicali, in § 3.1 a fronte di un generico quanto grossolano lessico greco, in difficoltà spesso a proporsi con un significato accettabile e incapace di raggiungere un referente. In § 3.2 segnaliamo i dati che fanno propendere per un antecedente in aramaico per il testo siriaco, nonostante le contaminazioni col testo greco, mentre in § 3.3 mostriamo lo stesso archetipo del documento di appoggio di tutta la tradizione testuale in lingua greca. A partire da lezioni Syr C, segnaliamo l’individuazione di elementi congiuntivi della tradizione testuale greca come errori e quei punti in cui il testo greco emerge come traduzione: assenza di cognizione delle idiomatiche, fraintendimento di lessico ebraico ed ebraismi tecnici, incertezza testuale.

     Nel cap. § 4 presentiamo le conclusioni e traiamo un suggerimento per Nuove Prospettive a partire dalla nostra indagine, che tocchino l’opera e la sua composizione, il testo e il suo archetipo, l’autore e la sua lingua, la sua narrazione.