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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2004-2005

MARTIN Aldo

La tipologia adamica nella lettera agli Efesini


Mod.: Prof. Jean-Noël ALETTI

La tesi si divide in due «momenti»: il primo dedicato alla tipologia in Paolo (I cap.), il secondo alla verifica della tipologia lungo la lettera agli Ef (capp. II-VII). Nel primo capitolo si ripercorre l’acceso dibattito degli studiosi sulla tipologia qua talis; poi ci si addentra nelle pericopi delle lettere autentiche che sollevano la questione tipologica (1Cor 10,1-13; 15,20-22.45-49; Rm 5,12-21; 2Cor 3,1–4,6; Gal 4,21–5,1); infine se ne offre un grappolo di criteri formali e teologici.
    Nei capitoli successivi si affronta l’indagine esegetica della lettera agli Efesini, alla ricerca di quegli indizi, dettagli ed allusioni che autorizzano l’identificazione di un rinvio tipologico. Si tratta, infatti, di tipologia implicita, dal momento che non s’incrociano attestazioni dichiarate; mai vien detto apertamente che Gesù sia il «nuovo Adamo» o il «nuovo Mosè».
    a) In Ef 1,20-22 si dice che Dio ha situato il Risorto in posizione di assoluta signoria su tutte le potenze del cosmo. Tale collocazione è veicolata mediante la gezêrah šawah dei salmi 8,7 e 110,1 (109,1 LXX), la quale descrive una sottomissione dei nemici già definitivamente raggiunta. Tale sovranità illimitata al di sopra di tutte le cose da parte del Risorto potrebbe ricordare la signoria originaria di Adamo sulle realtà create; ciononostante il richiamo al Sal 8 potrebbe riferirsi piuttosto alla condizione dell’uomo in genere, e quindi dell’umanità. Il prosieguo della ricerca dimostra come questa possibile tipologia del nuovo Adamo nel corso della lettera non venga più ripresa.
    b) In Ef 2,15 l’espressione «creare l’uomo nuovo» rivela dei contatti letterari con Sap 2,23 e Sir 17,1 e 33,10 che rievocano palesemente la creazione di Adamo: Cristo che crea richiama Dio creatore e la Chiesa, uomo nuovo, rinvia al primo uomo creato, Adamo.
    c) In Ef 4,8 s’incontra una citazione adattata del Sal 68,19, che presenta alcuni tratti di somiglianza col passo parallelo del Targum dei salmi, che ha come soggetto Mosè. Una tipologia del «nuovo Mosè» è, comunque, da escludersi, poiché il rapporto di somiglianza tra Ef e il Targum non è decifrabile sulla linea di un contatto diretto. Cristo si trova «semplicemente» in posizione divina senza confronti con Mosè. In Ef 4,13 è detto che i cristiani sono incamminati verso l’uomo perfetto/adulto. Quest’ultimo non è Cristo ma la meta della crescita della Chiesa stessa. Ef 4,8.13 non sollevano la questione tipologica, tuttavia non contraddicono, anzi si trovano in continuità logica con le linee tipologiche emerse in 2,15.
    d) Ef 4,24 afferma che si deve «indossare l’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e santità vera». Il sintagma «creato secondo Dio» unito al binomio «giustizia e santità» (che con Sap 9,2 intrattiene un forte contatto letterario e contestuale) permette di vedervi in filigrana un riferimento alla creazione di Adamo. In sintonia con la tendenza tipologica di 2,15 Cristo si colloca in continuità con Dio creatore e la Chiesa con l’Adamo creato.
    e) In Ef 5,31 s’incrocia la prima citazione esplicita di un testo genesiaco (Gn 2,24), la cui comparsa è preparata da due allusioni a Gn 2,23 in 5,23.29. Queste ultime creano uno sfondo protologico. In 5,31 l’autore, retroproiettando la luce della novità cristologica, coglie due dimensioni peculiari dell’unione di Adamo ed Eva, l’unicità e la sorgività, e le percepisce come una prefigurazione dell’unicità e della sorgività presenti pure nell’unione di Cristo con la Chiesa. L’intento principale è parenetico; la relazione unitiva di Adamo ed Eva nell’unica carne, tuttavia, può esser compresa come il typos di Cristo unito alla Chiesa.
    Nel VII cap., infine, vengono delineati quattro chiarimenti riguardo la tipologia di Ef: accanto a quello contenutistico (di cui sopra) vengono proposti un chiarimento ermeneutico (tra mysterion e tipologia non c’è incompatibilità ma reciprocità gnoseologica) uno euristico (circa i criteri di rinvenimento delle tracce di tipologia) ed uno eziologico (la tipologia di Ef non dipende da quella di Paolo in Rm 5 e 1Cor 15).
    In conclusione: al di là dell’apparente «incoerenza» delle attestazioni tipologiche –non emerge, infatti, una linea costante di tipologizzazione – si scopre in profondità una stringente coerenza interna: l’autore di Ef pesca dal suo bagaglio protologico solo esempi positivi, riferiti alla situazione dell’Adamo prelapsario; a differenza di Paolo che, invece, in Rm 5 e 1Cor 15 si riferisce all’Adamo decaduto. Per questa ragione viene delineata tale proposta: riservare la dicitura «tipologia del nuovo/ultimo Adamo» alle attestazioni tipologiche affini a Rm 5 e 1Cor 15 e utilizzare la più ampia terminologia di «tipologia adamica» per quei richiami ad Adamo che non seguono il percorso degli homologoumena.