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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2012-2013

PETTIGIANI Ombretta

«Ma io ricorderò la mia alleanza con te».
La procedura del «rîb» come chiave interpretativa di Ez 16

Mod.: R.P. Pietro Bovati, S.J.

A quale genere letterario è possibile assegnare Ez 16 e quali sono le opinioni dei commentatori in merito? Quali le conseguenze a livello interpretativo? A partire da tali domande, la dissertazione offre uno studio esegetico complessivo di Ez 16, ponendosi due obiettivi principali: definire con sufficiente precisione il genere letterario della pericope e, conseguentemente, comprendere in modo più adeguato l’insieme del testo.
    La ricerca ha preso avvio dalla constatazione di una serie di difficoltà nella lettura del brano che, a nostro avviso, affondano le loro radici in un’insufficiente riflessione rispetto alla sua tipologia testuale. La nostra proposta consiste nel leggere l’intero capitolo, nelle due sotto-sequenze di cui è composto, come rîb, ovvero come lite bilaterale tra Yhwh e il suo popolo.
    Se nei primi due capitoli della tesi ci siamo occupati di questioni di carattere generale (quali uno status quaestionis sulle opinioni degli autori, una descrizione del rîb in quanto procedura giuridica e genere letterario, la posizione del capitolo nel libro, la sua struttura, le principali questioni di critica letteraria che lo riguardano, il senso del comando rivolto al profeta e l’utilizzo della metafora femminile in riferimento alla città/nazione), a partire dal terzo capitolo, siamo entrati nel vivo dell’analisi esegetica.
    Il testo mostra effettivamente il procedere tipico della lite bilaterale, in cui accusa-castigo e perdono si susseguono secondo uno schema sufficientemente preciso. Yhwh, infatti, con ogni mezzo a sua disposizione, tenta di condurre Gerusalemme a riconoscere la gravità dei propri atti peccaminosi e a porvi fine, affinché la relazione possa nuovamente definirsi come giusta. Ciò avviene attraverso una serie di espedienti volti al convincimento.
    I vv. 3b-14 costituiscono il ricordo dei benefici, ovvero il rîb di difesa. In questa porzione testuale abbiamo potuto rilevare la presenza di due metafore consecutive che indicano aspetti complementari della relazione: la metafora paterna, assume un carattere fondante in quanto colloca nel momento dell’origine la scelta che Yhwh fa d’Israele, mentre l’immagine sponsale, permette di mettere in luce l’adesione della sposa e la gravità del tradimento.
    I vv. 15-34 formano la seconda parte dell’accusa. Essa sottolinea la perversione insita nel peccato di Gerusalemme (idolatria, sacrificio dei figli e prostituzione con numerosi amanti) e la pertinacia con cui esso è compiuto. Abbiamo mostrato che il testo dà spazio però anche ad interventi di carattere esplicativo e giustificatorio: il Signore cerca motivi per comprendere il comportamento della sua sposa e mostra, in vari modi, il suo dolore di fronte a quanto accade (vv. 15.22.23.30). Nella medesima prospettiva deve essere letto il castigo (vv. 35-43). Esso viene ampiamente contestualizzato, inquadrato nell’ottica di un procedere secondo giustizia, invitando l’accusata all’ascolto, ribadendo l’elenco delle colpe e mostrando la connessione che esiste tra peccato e punizione.
    A partire dal v. 44 si sviluppa la seconda parte del testo. Qui, nella logica del confronto odioso, si allarga la prospettiva alle sorelle Sodoma e Samaria: per tutte si ha il ritorno ad una condizione di precedente benessere e il dono di una giustificazione immeritata. Nell’analisi ci siamo soffermati sul tema della vergogna che ricorre ripetutamente: essa, insieme al silenzio, indica l’accettazione delle accuse e la ricezione del perdono. Quest’ultimo, non è dato a motivo di una conversione avvenuta, ma perché essa possa finalmente avvenire. L’agire divino non si arresta, dunque, al ristabilirsi di uno status quo, ma rinnova la relazione aprendola all’infinito. Il rapporto che si definisce è un’alleanza eterna, nuova in quanto collocata dopo l’esperienza del peccato e del perdono, capace di riattivare la memoria della sposa, fondata su una conoscenza di Yhwh (e di se stessi) più vera e più profonda.
    Ez 16, studiato nella prospettiva della lite bilaterale,  costituisce, come abbiamo mostrato, un’utile chiave di lettura per comprendere il profetismo, là dove, ad un uomo, è affidato il compito di far comprendere al popolo di Dio la gravità del male commesso e, insieme, il desiderio divino di rinnovare la relazione, pur dovendo passare talvolta, a motivo della durezza del peccatore, anche attraverso l’esperienza di un doloroso, giusto castigo.