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ANALECTA BIBLICA - 153

BITTASI Stefano

Gli esempi necessari per discernere.
Il significato argomentativo della struttura della lettera di Paolo ai Filippesi,

2003, pp. XII-276.

Da più di trent'anni la ricerca esegetica si sta impegnando nell'affinare i suoi strumenti, per uno studio dell'epistolario paolino alla luce della «retorica». Questo termine è divenuto ormai comprensivo per la lettura «sincronica» delle lettere, e riguarda sia quanti si basano sulla retorica greco-romana che quanti cercano di ritrovare dei paradigmi epistolografici ellenistici di riferimento, sia quanti affrontano il testo alla luce delle retoriche semitiche che di quanti cercano le strutture e le analisi di composizione letteraria del testo. Ora, in una sorta di «seconda generazione» di questi approcci, si rafforza sempre più la consapevolezza della necessità di una plasticità metodologica. Ci si sta, infatti, allontanando dall'idea di un Paolo applicatore di un unico modello retorico, epistolare o semitico-midrashico che sia, nella consapevolezza dell'estrema abilità dell'Apostolo di «utilizzare» gli strumenti linguistici e comunicativi dell'epoca per veicolare il suo messaggio alle comunità. Questo sembra essere un vero criterio di unità nelle lettere: la loro capacità, cioè, di trasmettere un messaggio comunicativo epistolare adatto (capace cioè di comunicare a destinatari specifici, specifici contenuti) e adeguato (capace cioè di utilizzare tutti gli strumenti linguistici per farlo). Nello studiare la struttura della lettera ai Filippesi si cerca qui di reperire il senso del fluire lessicale, sintattico e argomentativo del testo paolino nella sua integrità. L'individuazione del motore argomentativo dell'intera lettera in 1,9-11 permette, da un lato, di cogliere l'unitarietà della lettera e, dall'altro, di verificare il collegamento organico tra le varie sezioni. II flusso esortativo di Paolo verso un amore capace di discernimento nelle scelte della vita legate al dono di sé, avviene eminentemente attraverso l'illustrazione esemplare del phronein di Cristo (2,1-18) e di Paolo (3,2-16), ma soprattutto attraverso l'esempio, posto al centro della lettera, di Timoteo ed Epafrodito (2,19-30), uomini «comuni» capaci di operare scelte esistenziali guidate, per l'appunto, da quel phronein e, in questo, imitabili. A questo mirano sia le narrazioni ed esortazioni (1,12-26 + 1,27-30 e 3,17-41 + 4,2-9) che le sezioni inquadranti la lettera (1,3-11 e 4,10-20), nell'esplicitata relazionalità esistenziale ed epistolare tra l'apostolo e la comunità.

     STEFANO BITTASI, gesuita, è attualmente Professore di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale - sezione San Luigi - in Napoli.